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4 novembre e nostalgici
Franco Isman

i parà da Tarabella

Abbiamo dato notizia (4 novembre) della decisione del prefetto di ignorare il Campo dei partigiani, trascurando il fatto che qui e non al Campo dei caduti di tutte le guerre sono sepolti proprio quelli che hanno sacrificato la loro vita per rendere possibile la nascita della nuova Repubblica.

Il sindaco aveva invece assicurato la sua presenza ed infatti, allo scioglimento del corteo ufficiale dopo la cerimonia con anche il prefetto ed il presidente della Provincia al Campo dei caduti di tutte le guerre, indossando la fascia tricolore, e quindi in rappresentanza della Città, con il gonfalone scortato dai vigili, si è recato al Campo dei partigiani dove era stata deposta una corona del Comune.
Al seguito del piccolo corteo le associazioni partigiane e l'Aned con i loro gonfaloni, numerosi membri della giunta e del consiglio comunale, le crocerossine e moltissimi cittadini.
Tromba con l'Attenti e poi il Silenzio d'ordinanza, omaggio al monumento ai caduti e benedizione del sacerdote, tutto come da cerimoniale.

“Ci si augura che non ci sia chi si recherà nuovamente ad onorare la memoria di un gerarca fascista e di chi ha combattuto contro l'esercito italiano di liberazione” avevamo scritto nell'articolo già citato ma, dopo gli exploits del sindaco Mariani degli anni scorsi ed il rifiuto del prefetto di recarsi al Campo dei partigiani, i parà in ordinato drappello si sono schierati davanti alla tomba di Aldo Tarabella, console della Milizia fascista e generale delle Camicie nere: c'è stata una breve commemorazione conclusa con il grido di battaglia della Folgore. Si dirà che l'omaggio era rivolto alla persona di Tarabella, ardito della Grande guerra, decorato con ben otto medaglie, ma così non è. In realtà quel monumento e le altre poche tombe sono state, seppur impropriamente, prese a simbolo dei caduti della Repubblica di Salò ed è a questi che si è voluto rendere omaggio.

Ma per renderci conto del clima di revisionismo che consente queste aberrazioni, la più eclatante il monumento al criminale di guerra Graziani (l'uomo dei gas contro gli abissini e della deportazione nei lager nazisti di 2000 carabinieri romani per la loro temuta fedeltà al re), segnaliamo un episodio, piccolissimo ma pure significativo: a chi scrive è stato proibito da un poliziotto di scattare delle foto ai parà in quanto questi “non desiderano essere fotografati”, poi la richiesta di un documento di identità e le verifiche alla centrale operativa, sempre con il tentativo di impedire fisicamente lo scatto delle foto. Identificata anche una giornalista che pure voleva riprendere la scena. Giusta la presenza della polizia per impedire eventuali contestazioni violente, ma inescusabili questi atteggiamenti autoritari ed intimidatori.

Mala tempora currunt !

Franco Isman


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  4 novembre 2012